HO VOLUTO METTERE TRA I MIEI POST QUESTO COMMENTO DI ANTHOS COSI' BELLO E COSI' CHIARO CHE ERA UN PECCATO TENERLO NASCOSTO (tra l'altro fa' capire meglio che cosa intendevo per il mio Natale .Grazie ANTHOS.)Anch'io tanti anni fa avevo il mio Natale; era fatto di cose semplici, stare insieme agli amici, andare a trovare i parenti, godersi le famigerate vacanze del primo periodo di scuola, i primi tre mesi erano trascorsi. L'atmosfera era diversa, c'era l'attesa di qualche cosa di speciale, ed anche se non accadeva niente, era lo stesso speciale, perché stranamente non si era sopraffatti da nessuna delusione.
Il cenone era un motivo di gioia per tutta la famiglia, che copiosa si riuniva intorno ad un enorme tavolo che bisognava posizionarlo in obliquo, tanto era grande. I genitori, i nonni, gli zii, i cugini e qualche amico di famiglia che si aggregava. Si mangiava, si beveva, si brindava ad ogni minima occasione e le risate non si contavano. Era l'aria, il clima solenne, la festività, che infondevano una gioia indescrivibile. Prima della mezzanotte tutti per strada per la veglia in chiesa, dove si pregava, si allestivano i cerimoniali e si provavano i canti che per tanto tempo ci avevano tenuti impegnati nella scelta e nelle intonazioni.
Non si parlava di regali, perché i bambini non erano ancora stati sopraffatti dal cosiddetto babbo natale, che dispensava la prima tranche di regali, e poi i regali di medio termine, quelli della notte di capodanno, e poi finalmente l'Epifania, la Befana, quella famigerata vecchietta che sotto sotto incuteva un pizzico di timore e tanto rispetto, al punto che quasi ci credevamo.
La mattina del sei gennaio, era una festa indescrivibile, tutti ad incontraci in piazza per confrontare i regali, per scambiarci opinioni e gioie, iniziare ad usare quei giocattoli che per un intero anno avevamo più o meno palesemente sollecitato ai nostri genitori.
A quei tempi la facevano da padrone pistolette e fucilini ad un solo e complicato ridicolo botto, fionde, qualche macchinina di latta, i tamburelli e le classiche bambole spagnole o fatine per le ragazzine. Non si usciva da ciò.
Era il tempo in cui la televisione iniziava alle 17 con i programmi dei ragazzi, per poi smettere dopo un'ora, per riprendere alle 20,30 col telegiornale seguito dal carosello pubblicitario.
Alle 23 era tutto finito, ed anche i grandi andavano a dormire.
E quì vorrei finire anch'io, perché non troverei le parole per descrivere questi nostri tempi; del resto oggi è tutto il contrario di quanto ho raccontato. Diventerei noioso a proseguire, potrei far credere di avere nostalgia di ogni momento passato, e non è vero, potrei darvi l'idea di essere un bacchettone, e non lo sono. Ecco perché mi fermo, lasciando a voi la possibilità di continuare.
Buonanotte a tutti quelli che leggeranno ed anche a quelli che non lo faranno per inesperienza, per mancanza di tempo o di forze, o per burbera superficialità.
AUGURI !
Anthos